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366 l'ombra del passato


Egli si passò una mano sulla fronte, domandandosi se è possibile che il nostro pensiero, anche il nostro pensiero, ci tradisca! Ma poi si scosse, orgoglioso. Non aveva nulla da rimproverarsi. Gli parve che la vecchia e Caterina fossero ingiuste verso di lui, come lo erano stati gli altri, sempre. Caterina, poi, aveva mentito, dandogli, per paura, per calcolo, una speranza vana. Un destino crudele e volgare lo perseguitava. Egli non era neanche libero di sognare, di cercare un conforto nel mondo delle illusioni. Ah, ma non era più lo stupido bambino di un tempo! Sentì un impeto di ribellione, una sete di vendetta: vide rosso, come diceva la nonna; ricordò il giorno in cui Pirloccia l’aveva condotto a spintoni nella stalla..

Egli andò contro la vecchia, minaccioso, livido in viso; e afferrò il bastone di lei, con ambe le mani, quasi volendo sfogare la sua rabbia contro l’innocente legno.

Le nonna rinculò, turbata.

— E continuate! — egli disse, guardandola. Buttate fuori tutto! Vi ripeto che sono stanco di tutte le vostre commedie. E se non dite tutto, in questo momento, vi assicuro che me ne vado e non mi vedrete più! Io non ho nulla da rimproverarmi. Che cosa volete da me? Che cosa? Chi è la vecchia di cui parlate? Chi?

La nonna ebbe paura? O fu per affetto ch’ella parlò?

— Non arrabbiarti, — disse con voce mutata, scuotendo le mani. — Calma, calma! Parlerò, giac-