Pagina:L'ombra del passato.djvu/361


l'ombra del passato 357


Ma sogni voluttuosi e strani tornarono ad eccitarlo. Gli pareva che Maddalena gli avesse mandato in regalo un uccello bizzarro, uno di quei misteriosi volatili che da bambino egli credeva esistessero nel parco. L’uccello non cantava: ma aveva due occhi dolci, lunghi, dorati, che si volgevano continuamente verso i suoi con uno sguardo umano pieno di voluttà. Egli aveva paura di quegli occhi, ma non resisteva al loro fascino, e mentre li guardava, smarrito, pensava a Maddalena con uno spasimo di desiderio. Egli non aveva mai sognato così, neppure nei suoi giorni di maggior passione per Caterina.

Svegliandosi, alla mattina, rabbrividì, si nascose sotto la coperta, e rimase a lungo così, nel tepore insidioso del letto, sognando come un adolescente.

Per parecchie mattine egli si lasciò vincere da questa mollezza ignota, da questo anormale risveglio di tutti i suoi sensi. Gli pareva di aver freddo e sognava un ambiente caldo, una stanza coperta di stoffe e di cuscini: gli pareva di sentire un profumo acuto, snervante, ben diverso dall’odore umido dei pomi di terra ammucchiati nella sua cameraccia: aveva l’impressione di sfiorare, con le piante dei piedi, una seta fina e tiepida; con le labbra attaccate al guanciale caldo credeva di baciare le labbra di Maddalena. E diceva a sè stesso che non faceva male a nessuno permettendosi questi sogni morbosi, lontani da una realtà ch’egli credeva di non desiderare. Ah, egli aveva sempre sofferto: