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spade; perfino il coltello col quale tua zia taglia il salame e le fojade è un’arma...

— Il passero solitario? — diceva la maestra dai capelli biondi tirati sulle tempia. — È un uccellino dal dolce canto, che ama vivere nei luoghi solitari. Hai capito?

— Si ìssignora — gridava Adone con voce cadenzata, come gli aveva insegnato la signora maestra; ma non restava soddisfatto e sentiva che nessuno al mondo avrebbe mai potuto spiegargli «che cosa erano» gli oggetti misteriosi, i fiori, gli uccelli, le meraviglie che la sua fantasia intravedeva al di là del muro verdiccio del parco Dargenti.



Egli entrò nel cortiletto assiepato e vide sua madre, una donna ancora bella, ma scalza e lacera, che attingeva acqua dal basso pozzo dietro la casetta. Ella era vedova da poco tempo, e come le vedove delle fiabe aveva sette figli, pei quali doveva lavorare di e notte ed anche nei giorni di festa.

Adone amava e ammirava la sua mamma. Gli pareva una donna bellissima, coi suoi capelli neri e gli occhi d’un azzurro verdognolo, grandi, vivi, allegri.