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l'ombra del passato 325


A un tratto egli udì le voci di parecchie persone che s’avvicinavano alla riva.

Sì: una era la voce nasale e rauca di Davide: e l’altra una voce chiara e vibrante di uomo sano, soddisfatto di sè e della vita.

— Per me i croati son sempre i croati, — diceva questa voce. — Secondo loro il torto è degli italiani. Ma la polizia, dico, la polizia...

— Ci vorrebbe una buona guerra, secondo te? Ah, una buona guerra!... — disse la voce nasale e ironica.

— Buffone! — disse Adone sottovoce. — Eccolo lì, il figlio del zolfanellajo. Egli se ne va a spasso col consigliere e la signorina Dargenti, e se occorre difende i croati!

Le voci si avvicinavano: ora si udiva anche la voce di Maddalena: quella voce alquanto velata, che pareva venir di lontano, e aveva come delle note melanconiche.

Benchè lontano dal punto d’imbarco, Adone si stese sulla sabbia, dando le spalle al sentiero. Non voleva esser veduto. Quelle voci di gente felice lo irritavano; gli pareva rendessero più melanconico il silenzio che regnava attorno a lui, entro di lui. Gli pareva di esser solo nel mondo, come quella sera nell’isoletta deserta: sulla sabbia vergine egli scorgeva solo le orme di qualche uccellino e di qualche lepre, lievi come impronte di foglioline e di fiori.

Ma ad un tratto, mentre le voci risuonavano accanto alla riva, egli sentì un fruscio, un lieve