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l'ombra del passato 321

uomini che non hanno troppa fretta, ma che neppure si attardano a guardarsi attorno o a turbarsi per la polvere, se non per preoccuparsi della siccità.

Sono mercanti di stoffe, che vanno di paese in paese, sono negozianti o fabbricatori di scope, in viaggio per l’acquisto delle saggine, mercanti di stuoje, di grano, di uva, mediatori, sensali, mercanti di cavalli, che vanno incontro ai mercanti di cavalli della Croazia; uomini tutti che fanno bene i loro affari, che afferrano il cliente per la giacca, quando questi accenna ad allontanarsi prima di concludere il negozio: uomini che pensano più ai denari che alla poesia, più alla salute terrena che alla salute celeste.

Anche le donne lavorano, e se non sono occupate nei campi per la raccolta dell’uva e del granone, lavorano in casa, intessono stuoje, intrecciano corde di giunco, cuciscono le scope, tessono la tela.

Lavorano anche i vecchi e i bambini; questi intrecciano la sottile scorza del salice, in trecciuole per cappelli: i vecchi levigano i bastoni per le scope, girano la macchina per sgranare il frumentone, spremono la conserva del pomodoro, densa e rossa come sangue coagulato. Sono vecchi sani e robusti, che hanno un odore vegetale ed il colore della terra da loro lavorata.

Di tanto in tanto, tra l’accordo delle voci umane, dei rumori delle macchine e degli strumenti da lavoro, s’ode ancora il motivo dell’«Inno».

Ora è una voce femminile, fresca, alquanto beffarda, che dà ai versi melanconici una nota nuova.

O. Dkmu»i»a. — L’ombra dei passalo. 81