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320 l'ombra del passato

granone maturo. Una voce si alza tra i gridi dei bimbi e i canti striduli dei galli. È una voce d’uomo, melanconica, quasi triste, che par venga di lontano:

   Ci han promosso una dimane...
   La diman s’aspetta ancor..

E il motivo triste di questi versi, accorato, ma quasi dolce, e la nota melanconica di questa voce che sembra quella di un uomo stanco fin dall’alba, spandono intorno come un senso di grave nostalgia. Eppure il tempo è bello, la gente è allegra e lavora con piacere.

Forse l’uomo che canta non sa neppure quello che dice; ma è tutto un popolo, tutta una terra che canta per mezzo suo, senza che egli se ne accorga.

Il tempo è fin troppo bello; non piove da cinquanta giorni, i fossi sono asciutti, dagli alberi cadono le foglie come nell’autunno inoltrato; l’erba riarsa non ha più profumo; il fiume è così basso che si vede solo da qualche punto dell’argine, attraverso i salici ingialliti. Pare che il fiume di tanto in tanto si interrompa, formando grandi stagni rosei e verdi circondati di banchi di sabbia e di macchie. Sull’argine e nelle strade la polvere è così alta che ci si affonda come nella neve: l’atmosfera ne è velata, i carretti che passano veloci sembrano avvolti da una nube di fumo giallastro.

L’argine in settembre è frequentatissimo: passano carri, carrozzini, uomini in bicicletta. Sono