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312 | l'ombra del passato |
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Davide non rispose.
Allora Adone cominciò a disperarsi davvero. Una notte la zia lo sentì attraversare il pianerottolo e lo chiamò con voce lamentosa.
— Che volete? — egli domandò dall’uscio, senza avanzare.
Il gemello balzò su e s’affacciò anch’egli all’uscio, domandando con premura:
— Vi sentite male, zia?
— Sei stato da Caterina? — ella domandò al nipote. — Sì? Perchè non le dici che venga a pranzo, domenica?
— Glielo dirò, — egli rispose freddamente.
E se ne andò: e ancora una volta ebbe l’impressione che la zia volesse dirgli qualche cosa.
Un giorno, poi, s’accorse che il figlio maggiore di Carissima lo seguiva da lontano, forse spiando se egli andava in casa di Agostino, la cui moglie lo perseguitava incitandolo a tormentare la zia.
Egli taceva, sdegnoso, evitando l’albino e la moglie rabbiosa: e le false attenzioni di Carissima e dei fratelli Pirloccia riuscivano qualche volta ad irritarlo.
Un giorno la sarta gli propose di andar a studiare e a dormire nella camera dello zio Giovanni, ora che Tognina non poteva più accorgersene.