Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
308 | l'ombra del passato |
E Adone non sapeva se rallegrarsi o rattristarsi.
Che era venuto a fare? Ah. non ricordava più: ascoltava le chiacchiere della mamma, ma sentiva una vaga inquietudine, come quando si ascolta una persona che ha intenzione d’ingannarci.
— Mamma, — egli chiese a un tratto, — perchè non m’avete mai scritto che Eva e Francesco amoreggiano coi figli del Pirloccia? Eva sa scrivere, mi pare! Sono un nemico, io?
La mamma gli volse le spalle, intenta ad attaccare il pajuolino al gancio del camino. Certo, solo per questo; non per sfuggire allo sguardo di lui.
— Aspettavamo il tuo ritorno: sulla carta non si può dire tutto quello che si vuole.
Egli prese un fiore dal bicchiere e lo guardò a lungo, con uno sguardo pensoso e incosciente di bimbo. Ed ebbe una voglia istintiva di fuggire, di andarsene ancora fra le macchie della riva o nel scuticruolini verdi, come faceva da piccolo, quando si buttava per terra e aveva l’impressione che l’erba fosse la sua vera madre e i fiori i suoi veri fratellini.
— Mamma, — disse, con voce mutata. — vorrei sapere una cosa sola. Ma ditemi la verità. È vero che Davide del zolfanellajo sapeva che lo zio Giovanni aveva fatto testamento in mio favore?
La donna si sollevò, si volse, vivacemente, rossa in viso. Adone le si avvicinò e le afferrò una mano ancora umida.
— Mamma, vi giuro sulla memoria del babbo, non dirò niente, non farò niente! Se Fiorina e Fio-