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l'ombra del passato 305


Egli dormì poco, quella notte; riandò ancora, col pensiero, negli anni passati, ricordò ogni cosa. Si rivide, bambino, seduto sulla piccola duna dell’isoletta, abbandonato da tutti, circondato dal mistero della solitudine. Sì, anche le lepri del bosco, anche le chioccioline dei cespugli, erano state meno sole di lui, nella vita. Un uomo gli era apparso, quella sera, e gli era sembrato un essere di giustizia, un protettore; ombra, illusione infantile! Nulla è vero nella vita: tutto è ombra, apparizione; e gli uomini rassomigliano tutti a quel bambino col fagotto, che aveva la smania di fuggire, sognando di arrivare in un luogo d’amore e di pace, e non riusciva che a giungere in una isoletta deserta o in un crocevia dove incontrava altri miserabili, altri fuggitivi come lui.

Egli si alzò all’alba, ma non tentò oltre di arrivare fino alla zia. Gli ripugnava l’idea di dover spiare, entrare da lei come da un prigioniero al quale si vuol strappare con astuzia un segreto.

D’altronde egli ora aveva la certezza ch’ella avrebbe mentito. Scese in cucina e trovò la zia Elena che accendeva il fuoco. Vedendolo pallido e con le palpebre gonfie, ella si turbò e gli domandò cosa aveva.