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304 | l'ombra del passato |
Rientrò, si fermò un momento nell’atrio, rievocando i ricordi di una notte lontana.
Il lumino ardeva davanti alla nicchia di San Simone Giuda; nulla era mutato intorno. Egli rivide le figure che si agitavano nel l’atrio e nel cortile, taciturne e fosche come le figure d’un sogno lugubre: ricordò l’ometto nero che s’era installato accanto al letto del moribondo come uno gnomo funebre venuto dal mondo della morte per trafugare lo spirito del gigante. E ricominciò a dubitare.
Sali cauto la scaletta; gli pareva di rivivere in quella notte lontana. Arrivato al pianerottolo trasalì. Marco il gemello stava coricato su un materasso buttato per terra, davanti all’uscio della camera di Tognina. Mentre Adone passava egli si svegliò, sollevò la testa e disse con voce assonnata:
— La zia sta male...
Adone non rispose; ma pensò che il racconto di Caterina doveva esser vero.
I Pirloccia guardavano la zia come una prigioniera, senza dubbio per paura ch’ella si pentisse del mal fatto.