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l'ombra del passato 281


— Ma lasciatela venire a recitare, nonna! Guardate come fa bene!

La vecchia scuoteva la testa e borbottava parole severe. Fra le chiacchiere e le risate dei giovani il suo cupo mormorio pareva il lontano brontolar del tuono nell’apparente serenità di una bella giornata.

— Lasciatela almeno venire! — egli insisteva. Domani! Sarà più bello ancora: faremo suonare la banda. Forse verrà ancora la signorina Dargenti. E altre signore ancora, da Cicognara e da Casal Bellotto... — aggiunse, pentito d’aver espresso il suo segreto desiderio di riveder Maddalena.

— Allora metterò il vestito celeste! — disse Caterina.

— Tu starai a casa, viscere! Non tutti i giorni è festa!

Caterina replicò vivacemente: e la vecchia minacciò di darle uno schiaffo. Allora Adone, per rappacificarle, si mise a scherzare e disse che sarebbe venuto a prender Caterina di nascosto, quando la nonna dormiva.

— Io dormo con gli occhi aperti, viscere! — si vantò la nonna. — Se fai del male me ne accorgo: se fai del bene me ne accorgo lo stesso. La mia anima ti gira intorno come lo spirito folletto!

— Dio, che paura! — egli disse, ridendo. — Ah, è per questo che l’altra sera, mentre schiacciavo una formica, ho sentito un soffio intorno a me! Eravate voi?

— Anche le formiche devono vivere! — ella sentenziò, sollevando il bastone. — E se facciamo del