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278 | l'ombra del passato |
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Svegliandosi, la mattina dopo, egli cercò istintivamente di riafferrare il suo sogno, come il bambino che ha un giocattolo nuovo e lo ricerca appena riapre gli occhi. Ma durante la notte qualcuno glielo ha portato via.
Gli occhi di Maddalena non riapparvero, nella penombra della cameraccia. Non era luogo degno di lei, quello. Sulle prime Adone si sentì umiliato; poi ritrovò il suo orgoglio. Ricordò l’ipotesi del fabbro, riferitagli da Agostino il gemello; pensò a Davide, che aveva sposato una donna più bella e più ricca di Maddalena, e concluse che nel mondo tutto era possibile. Ma subito si stizzì con sè stesso, pensò a Caterina, che non civettava mai con nessuno, benchè molti la guardassero, e si vergognò delle sue fantasticherie. Oramai egli non aveva più il diritto di commetter leggerezze: se Caterina se ne fosse permessa qualcuna, egli avrebbe molto sofferto: perchè doveva permettersene lui?
Si alzò, sempre più stizzito, e andò a guardarsi nel suo piccolo specchio incrinato. Bello? No, non gli pareva di esser bello. Forse sorridendo... E sorrise alla sua figura; vide i suoi piccoli denti e ricordò lo scherzo dello zio Giovanni: