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l'ombra del passato | 275 |
— Ah, voleva te, vero? Ti vuole davvero, mi pare! Badi bene: le rompo la testa a zoccolate!
— Che istinti feroci hai stassera, Caterina!
— Sei mio! Sei mio! — ella dice, stringendogli il braccio, scherzosa e appassionata. — Sei mio, veh, non sei delle altre!
— Non temere! — egli risponde, sarcastico e melanconico. — Nessuna pensa a rubarmi!
— Sì! E intanto ti guardano, tutti! Sì, ti guardano, perchè sei bello. Anche Maddalena Dargenti ti guardava! Ma quella è brutta!
Egli non risponde subito: poi dice, quasi sottovoce, come pauroso di tradire i suoi pensieri:
— Quando ride è bella: gli occhi sono eguali a quelli di Andromaca del cordaio.
Ed egli ha un lieve brivido di piacere al ricordo degli occhi di Maddalena fissi nei suoi.
Ritornando, lungo l’argine, egli vede sempre davanti a s’è quegli occhi lunghi e carezzevoli che, durante la recita, si sono immersi parecchie volte nei suoi. Pareva che ella lo chiamasse dolcemente col suo sguardo: egli la guardava e ogni volta provava un senso di vertigine; gli pareva di dover cadere in un abisso di luce.
Ed ora egli va, egli va, sull’orlo dell’argine, e gli pare ancora di esser sospeso fra la luminosità del fiume e la luminosità del cielo rischiarato dal plenilunio. E pensa a lei come non ha pensato mai ad altra donna. Lei. Egli non osa chiamarla col suo nome. Lei: il mistero d’un mondo ignoto: il sogno di tutto ciò che è irraggiungibile.