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l'ombra del passato | 271 |
— Che c’è, Dio mio? — egli disse infastidito.
La ragazza montò su una sedia e sporse al disopra del lenzuolo la fronte e gli occhi luminosi e birichini.
— Non mi guardi! Non mi guardi! — strillò Adone, che si spogliava, fingendo un esagerato pudore.
— So una cosa! Ma bella! Presto, chè gliela dico! Ma soltanto a lei. Presto, — ella ripetè. Stassera... noi... avremo...
— Dica! Dica!
— Venga qui! — ella invitò. — La dico solo a lei: niente agli altri.
Il tiranno sogghignò.
Adone, mezzo vestito, entrò nel volante camerino della prima donna: ella saltò giù dalla sedia, lo abbracciò, gli soffiò sull’orecchio:
— Stassera verranno a teatro... la marchesa... e Maddalena Dargenti!
Adone arrossì per la gioja: abbracciò la fanciulla, la trascinò fuori, s’inchinò, gridando:
— Signori della bella compagnia, stassera avremo nobili spettatori! La marchesa... la signorina! Le sorti del teatro sono assicurate.
— Perdio! — gridò il tiranno, e corse di qua e di là, agitato, mentre gli altri attori si guardavano ridendo di gioja e di paura come bambini.