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l'ombra del passato 269


— Lasciami pensare almeno a quello che devo dire in teatro! — egli esclamò allora, infastidito.

Arrivarono in ritardo.

S’udiva il suono melanconico della fisarmonica del vecchio burattinaio, che girava per il paese intonando il motivo d’una furlana. Quel suono avvertiva la gente che la recita stava per cominciare: tutti uscivan sui portoni dandosi scambievolmente la notizia:

Gh’è la recita in persuna! Gli uomini pagan tre soldi, le donne due!

Al suono della furlana anche le vecchie si animavano: la notizia che le donne godevano un prezzo di favore invitava molte di loro a recarsi alla recita: e dove vanno le donne gli uomini accorrono più volentieri!

Nel prato della chiesa Golo aspettava impaziente colui che doveva ucciderlo.

Golo era Candido: vestito di rosso e di nero come un diavolo, egli aveva in testa il berrettino di carta per non sciupare il «cimiero» di cartone dorato del quale, durante la recita, andava molto superbo.

— Presto! Presto! Presto! — cominciò a gridare, vedendo Adone.

— E che, c’è il fuoco? — domandò Caterina.

— Altro che fuoco! C’è tanta gente! Ma tanta! Corri a vestirti. Adone; io cerco il posto a queste donne.

E si mise a correre, precedendole.

Il teatro era nell’antica scuderia Dargenti: e Adone aveva paura che la marchesa desse da un