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262 l'ombra del passato

Era già un uomo ricco, senza essere infelice come Adone amava figurarsi gli uomini ricchi. Tuttavia egli continuava ad ammirarlo, ritenendolo un uomo veramente superiore.

Una sera però si unì a loro, nella piccola osteria del Vicerè, il pittore della parrocchia. Era un ragazzo originale: balbettava ma pungeva: parlava male di tutti, e dichiarava d’essere un mistico e di voler vivere in povertà! Davide lo prendeva in giro, alludendo sempre ai suoi milioni.

— Noi ci logoriamo l’anima per conservare il corpo, — diceva il pittore mistico. — Siamo come quel contadino che per non consumare il mantello soffriva il freddo.

— Seguiva le tue teorie! — disse Davide.

Adone trovava che il pittore, per quanto antipatico, aveva ragione.

Un’altra sera Davide invitò i suoi due giovani amici ad accompagnarlo dalla marchesa. Entrambi rifiutarono. E rimasti soli il pittore cominciò a parlar male di Davide; disse che sposava una donna ricca senza esserne innamorato, solo perchè era ricca.

— Tutti così! Egoisti, non socialisti! E cambiate nome, per Dio bacco, e nessuno vi molesterà più!

Adone arrossì di rabbia, non per l’opinione del pittore, ma per l’offesa a Davide.

— Non è possibile! — gridò. — Egli è innamoratissimo. La sposa è una donna molto bella.

— Le donne belle, appunto, si sposano per interesse; tanto più se son ricche!