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telligente, ma non è stupida. Farà almeno quello che voglio io. Ha già acconsentito a non celebrare il matrimonio religioso...

— Tu le hai proposto una cosa simile? — domandò l’altro meravigliato. — Ma ella è cosciente? Capisce quello che fa?

— Spero di sì! Ad ogni modo lo fa.

— Per amore, certo! — disse Davide: e Adone senti che l’altro aveva ragione, eppure provò un lieve dispetto. Ma ricordò subito che egli voleva non discutere ma domandar consiglio a colui ch’egli riteneva come un suo maestro, e disse, incerto:

— Ho fatto bene? Farò bene?

— Che dirti, caro? Bisognerebbe conoscer la ragazza. Ha sentimenti religiosi?

— È anche superstiziosa, talvolta!

— Ah, bene! — disse Davide con lieve ironia. E tu l'ami, vero? Tu, almeno, sai quello che fai?

— Mi pare di sì! — rispose vivacemente Adone. — Io l’amo e lei mi ama. Siamo vissuti sempre assieme, nella povertà e nella sventura: siamo già legati da vincoli più forti ancora dell’amore. Io non la lascerei anche se l’odiassi.

— Ma questo non è il principio dell’unione libera!

— È il principio della giustizia, però! Io considero Caterina come una mia sorella. Mi ha accompagnato nei giorni tristi; lei sola mi ha voluto bene, quando nessuno mi amava. Siamo stati fratelli prima che amanti. Ella è, direi quasi, la mia coscienza. Lasciarla sarebbe come mutar principî!