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l'ombra del passato 259

non domandava di meglio: procedette lentamente lungo la strada alberata, i cui fossi colmi d’acqua limpida scintillavano alla luna.

Ora Adone ricordava il ritorno da San Giovanni, dopo la seconda fuga; si sentiva triste e non avrebbe più parlato senza le insistenti domande del compagno.

— Che farai? Frequenterai l’Università pedagogica?

— E chi sa? Come si fa? Nessuno mi aiuta. Io devo lavorare.

— Ma che fanno quei porci dei tuoi parenti? — gridò l’altro: e parve rianimarsi del suo antico furore contro i suoi vicini di casa.

— Eh, hanno da pensare ad altro! — rispose Adone con tristezza. — Del resto non m’importa. Sono contento perchè avrò il posto di Casalino. Voglio vivere e morire maestro!

— Non mi piaci! Non hai altri sogni?

— Oh, sì! — gridò l’altro. E di nuovo mille parole infiammate gli salirono alle labbra. Ma un vago senso di diffidenza gl’impediva di parlare: sentiva che il pensiero di Davide era lontano dal suo, e pensava: — Ora egli è stanco: pensa ad altro: gli parlerò di me un’altra volta.

Eppure l’altro insisteva: di nuovo gli sfiorò le spalle con la mano, quasi accarezzandolo, e ripetè:

— Quando ti sposi? Non troppo presto, vero? Com’è la ragazza? È bella?

— È bellissima! — esclamò Adone con fierezza. Poi aggiunse, quasi sottovoce: — Non è molto in-