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252 l'ombra del passato


— Bevo alla salute del vecchio generale! Evviva lui! Evviva io! Evviva la compagnia.

— Evviva! Evviva, — gridarono tutti, toccando i bicchieri.

Pirloccia si volse alla vecchia e le disse sottovoce, trionfante:

— Avete veduto?

Poi anch’egli si alzò, montò sulla sedia, e volgendosi verso Caterina disse con voce piena di malizia:

— E io dico: evviva gli sposi!

— Evviva!

Ma Caterina conservava la sua bella calma da regina: solo minacciò il Pirloccia con una forchetta: poi guardò la nonna Suppèi. E vide una cosa strana e insolita: la vecchia piangeva di gioia!

Dopo il pranzo Tognina invitò Caterina e la nonna a rissarsi: con questa scusa voleva far loro vedere le coperte di seta e le fodere col merletto che per l’occasione aveva messo sui letti. Ma soltanto Caterina accettò: e Fiorina la condusse nella camera dello zio Giovanni. La vecchia voleva andarsene, e dovettero pregarla molto per convincerla a rimanere fino al declinar del sole. I ragazzetti e i bimbi di Carissima le si strinsero attorno, pregandola di raccontare una storia. Come resistere a quegli sguardi languidi, a quelle testine ripiegate da un lato, a quelle boccuccie supplichevoli che pareva implorassero una grazia sovrana? Sulle prime la vecchia finse di allontanarli da sè col bastone; poi s’intenerì, cominciò la favola del