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l'ombra del passato | 241 |
— È per il suo bene, — pensava.
Ma perchè fosse un bene bisognava che ella comprendesse; ed ella non poteva comprendere, ed egli non si sentiva capace di spiegarle in che consisteva questo bene. Le spiegazioni sono inutili, del resto, quando la mente non s’apre per riceverle.
Chi gliele aveva date a lui, queste spiegazioni? Chi gli aveva detto che la sua fede non era quella di Tognina, del Pirloccia, di Caterina, del seminarista? Nessuno: la sua mente aveva ricevuto la spiegazione da esseri invisibili, da voci lontane, da voci che salivano dalle profondità del suo cuore e scendevano dalle profondità del cielo stellato. La voce umana può influire solo fino a un certo punto, e può echeggiare solo nelle menti già aperte alle voci della natura e dell’istinto. Ed egli sapeva che Caterina non aveva questa mente, come l’aveva lui, come l’aveva la studentessa.
Caterina taceva, come sbalordita: ed egli aspettava ch’ella parlasse, rassegnato a sentire parole inutili, ma deciso a non piegarsi. Il più era fatto.
Anch’ella aveva appoggiat i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle mani. Entrambi, curvi e silenziosi, parevano intenti ad ascoltare qualche voce che salisse dalla terra, sotto di loro.
Ad un tratto parve che Caterina ricominciasse a ridere. Ah, ella non poteva capire! Ma il soffio che la scuoteva si fece ansante, proruppe, di ventò singhiozzo. Piangeva.
— Caterina! — egli disse, sollevandosi, preso da un impeto di tenerezza. — Che fai? piangi? No,