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236 | l'ombra del passato |
gliavano alle loro antiche discussioni di scolaretti. Qualche volta però Adone, mentre Caterina chiacchierava, si distraeva in modo strano.
Egli sognava: davanti a sè vedeva un tavolino con su il vocabolario francese, e accanto al tavolino scorgeva la figura pallida e ardente della studentessa.
Egli scacciava subito via questa visione; gli pareva d’esser colpevole; ma sentiva una specie di voluttà nel suo rimorso.
Caterina lo osservava; gli girava attorno, spiando il momento in cui la vecchia Suppèi si allontanava.
E appena la vecchia li lasciava soli, ella si avvicinava al fidanzato, porgendogli la bocca rosea e fresca.
Egli allora dimenticava l’altra; e non si accorgeva che, mentre egli la baciava, Caterina diventava triste.
Poi andavano a sedersi sotto il pergolato.
Se veniva qualche amica di Caterina, egli non sdegnava chiacchierare e scherzare con lei: quando poi restavano soli con la vecchia, egli raccontava la sua vita di studente, o faceva progetti per l’avvenire. Oppure si abbandonavano entrambi, egli e Caterina, ai loro ricordi di fanciullezza. Ricordavano tutto: la loro vita era come uno stesso libro, del quale le pagine contenessero alternativamente la storia dell’una e dell’altro: ed essi conoscevano e sapevano a memoria queste pagine.
Raramente questionavano: Caterina era sempre docile ai voleri di lui, che del resto pretendeva