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20 | l'ombra del passato |
dopo che sono stato in barca. Ti sei spaventato caro? Non dir niente alla zia.
Lo prese per mano, s’avviò: era ancora pallido, ma sorrideva, e pareva contento della sua vittoria. Ma Adone, che lo guardava fisso con gli occhi ancora pieni di terrore, sentiva tremare la grossa mano che raccoglieva la sua, e quel tremito pareva gli salisse per il piccolo braccio e gli si comunicasse al piccolo cuore sensibile.
— Com’era questo capogiro, zio? Ti è passato, ora? Non dire le bugie, zio! — diceva con voce seria.
— Ma cosa ti passa in mente, sgambirlo? È passato, mille volte passato!
Sentendosi chiamare ancora sgambirlo. Adone si calmò. Proseguirono lungo l’argine solitario, bianco di polvere e di sole. Il ragazzetto non cessava di spiare sul caro volto i segni del male che lentamente sparivano, e diceva a se stesso, con orgoglio:
— Se non c’ero io egli cadeva di certo di certo! l’ho tenuto su io, però!
E l’omone respirava forte e finalmente sospirò: la mano cessò di tremare, gli occhi s’illuminarono. Parve ricordarsi di qualche cosa.
— Ah, il mare? Com’è fatto? Come il Po, ma largo, in modo che non si vede l’altra riva. E ha le onde, come quando spira il vento di sotto1, ma molto più grosse.
- ↑ Levante.