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pure buona volontà, e per questo l’avevano hocciata.

Era poi molto bella, pallida, con un profilo ideale, e i capelli neri meravigliosi. Fin dalle prime lezioni si mise a discutere col suo maestro: discutevano, ma finivano col trovarsi sempre d’accordo.

Vicino a lei Adone palpitava, sentiva un fascino strano avvolgerlo, come un profumo, come una musica. Ma egli non pensava menomamente a tradir Caterina, vicino alla quale egli provava un’ebbrezza ben più forte di quella che gli destava la signorina.

D’altronde questa era innamorata d’un pittore, che rinnovava gli affreschi della parrocchia. E Adone dal canto suo considerava Caterina come sua moglie. Gli pareva si fossero sposati il giorno del loro primo incontro, all’ombra dei pioppi della strada di San Giovanni. Tradir lei era come tradir sè stesso. Pur desiderandola con ardore, egli la giudicava infinitamente inferiore a lui; ma ne compativa i difetti come un marito saggio compatisce i difetti della moglie. Durante le sue visite ella non tralasciava di lavorare: preparava la polenta, dava da mangiare alle galline, intrecciava cordicelle di giunco o di scorza di salice per cappelli. Vestiva un po’ sciatta, coi grossi piedi a metà entro le pianelle dalla suola di legno. I suoi capelli d’oro sparivano entro un fazzoletto nero e duro, come un tesoro entro una borsa di cuoio. Adone l’ammirava egualmente: le pareva sempre bella, fresca, desiderabile. I loro discorsi quasi sempre erano puerili; le loro discussioni rassomi-