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232 | l'ombra del passato |
Davide non aveva posto, allora: quando lo ebbe, il mio Nino era già partito, era già nel paese ove davvero si guarisce...
Ma Adone sapeva già questa storia: e voleva parlar di vivi, non di morti.
— Dunque gli sposi verranno presto? Fatemi vedere la fotografia della sposa.
La vecchia gliela fece vedere. La sposa, in abito scollato, aveva una fila di perle al collo e teneva un lungo guanto in mano. Non era bella, come diceva Carissima, ma aveva un viso caratteristico, bruno, ovale, con una bocca spirituale e due grandi occhi neri, ai quali due folte sopracciglia riunite davano un’espressione di fierezza.
— Bella! — esclamò Adone.
C’era qualche cosa in quel ritratto, che lo colpiva profondamente. La vecchia disse, scuotendo una mano:
— È istruita, poi, la mia sposa! Sa tante lingue; ha scritto anche un libro.
Ah, ecco, ora Adone capiva: era l’espressione intelligente di quella donna, che lo affascinava.
— È ricca, poi, eh?
— Sì, sì, ricca.
— È dunque venuto il giorno? — egli disse, ridendo.
La donna capì: riprese l’aria truce di prima, ripetè il vecchio ritornello misterioso:
— Verrà un giorno.
Che voleva dunque?