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vano, serie e imponenti. Carissima cuciva e cantava, indifferente alla scena che le si svolgeva attorno. In cucina Pirloccia faceva colazione, servito dalla zia Elena.

Vedendo Adone l’ometto gli mostrò una fetta di polenta, e lo invitò a mangiare con lui. Ma il giovane prese la tazza di caffè e latte che gli dava la zia Elena, e andò a sedersi nel portico, con la scusa che là c’era meno caldo.

Egli trasaliva ancora, nell’udire la voce del mercante di scope! Seduto in mezzo al portico, fra le buccie di piselli e di fichi su cui scivolavano i bambini, circondato dalle galline che venivano a battere il becco sui bottoni delle sue scarpe, egli mangiava il suo caffè e latte e ripensava alle parole di Agostino. Sì, perchè negarlo? Gli avevano fallo piacere, lo avevano lusingato. Era la prima volta che gli si dava tanta importanza: era dunque diventato un personaggio? Pensava: Come diventerebbe gelosa Caterina se lo sapesse!

— Verrà Davide, quest’anno? — domandò a Carissima, che aveva smesso di cantare per chiacchierare con lui.

— La matrigna dice di sì: dice che verrà a settembre, forse con la sposa. Dicono che questa sposa è una bella donna, più vecchia di lui, però: una donna con molti quattrini. Non era poi tanto matto come sembrava.

Adone sorrise e scosse la testa. Pensò al povero zolfanellajo, che era morto nella miseria, e