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l'ombra del passato 221

che la sua felicità presente fosse più intensa della felicità d’altre volte. Altre volte questa gioja di amare gli rimaneva come chiusa nel cervello: ora gli scorreva nelle vene, lo irrorava tutto come una misteriosa rugiada. Ma all’improvviso egli si sentì di nuovo assalito da un desiderio di tristezza. E si accorse che scambiava la felicità col piacere.

No, egli era ebbro, ma non felice. Egli amava Caterina, ma oltre i suoi baci egli sognava una completa unione morale con lei.

Ora, d’anno in anno, questo suo sogno diventava più intenso e quindi più difficile a raggiungersi. Caterina restava quale egli l’aveva conosciuta a dieci anni: egli invece si credeva già un essere superiore, o almeno infinitamente superiore a lei.

Un dubbio, sopratutto, lo tormentava. In quegli ultimi anni egli aveva perduto completamente la fede religiosa, che del resto nessuno aveva mai coltivato in lui. Era naturalmente diventato un fervente seguace delle teorie socialiste, un assetato di giustizia. Gli pareva di esser nato con quell’istinto.

A Padova egli conviveva con altri giovanissimi studenti di scuola normale, quasi tutti anarcoidi, che ogni giorno mandavano per aria il mondo e lo ricostruivano a modo loro. Ogni giorno, forse