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rimasto piccolo, perchè ella ha pianto ogni volta che ha veduto Adone bambino: ma a misura che l’amico del morticino cresceva ella non ha pianto più. O forse anche nella memoria di certe persone i ricordi scoloriscono come i disegni che il tintore imprime sulla tela colorata. Non così nella memoria di Adone; egli ricorda tutto della sua vita passata. Ora l’orizzonte della sua vita è sereno come gli orizzonti primaverili della pianura: ma i ricordi del passato rimangono, sospesi su quest’orizzonte come una nuvola tenue che non vuol dileguarsi.

Quella notte egli ricordava con insistenza il morticino; si sentiva felice del suo presente, ma provava quasi il bisogno di procurarsi un pensiero triste. Così talvolta lo vinceva l’istinto di buttare un sasso nell’acqua quieta, per turbarne l’immobilità.

— Perchè Marco è nato se doveva morire prima di conoscere la vita? — egli si domandava.

Ma arrivato sull’argine egli dimenticò questo problema. La notte diventava umida e grigia, d’un grigio vellutato, sul quale il nero degli alberi, l’oro delle stelle, il chiarore del fiume apparivano come illuminati da una luce lontana che non arrivava alle altre cose e alle altre linee del passaggio.

Così entro il suo cuore, egli ora distingueva solo l’immagine di Caterina. Egli ricordava altre notti, altri viaggi di ritorno lungo il nastro d’erba che orlava l’argine verso il fiume: ma gli pareva