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l'ombra del passato | 215 |
— Ed io non ti voglio raccontar niente!
— Vedi, è per continuare la novella.
— Ma se è finita! Quei due si sono sposati.
— Sì, ma han fatto troppo presto! Anzi mi darai la copia: voglio rivederla.
— A me piace così! Eppoi la copia non ce l’ho. L’ho prestata ad una mia amica, che vuol copiare la lettera di Elena per mandarla al suo amante.
— Sono diventato il segretario galante, anche! − egli gridò, battendo le mani.
Caterina recitò altri brani della novella.
«...Elena e Paride avevano circa la stessa età, ma egli poteva dirsi più vecchio di lei, perchè aveva sofferto di più ed era già abituato a conoscere i propri sentimenti ed a guidare le proprie azioni. Nessuno mai gli aveva dato buoni consigli: solo, quando uno dei suoi parenti lo maltrattava, l’altro era pronto a gridargli: il torto è tuo! Tutto questo perchè era debole e povero. Ed egli si convinse presto che nel mondo non c’è giustizia. Da una parte esistono i forti, dall’altra i deboli, e questi sarebbero destinati a sparire se non avessero virtù che gli altri non hanno: la pazienza, la costanza, la bontà!»
— Com’è bello! − ripetè Caterina.
Ma una voce ironica risuonò:
— Chi è bon è.....
Era la vecchia, che ascoltava attentamente la «storiella». Senza accorgersene Caterina dava al suo racconto l’intonazione e le sfumatore di voce