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l'ombra del passato 213

Tutto, nel cielo e nella terra, era dolcezza e silenzio, e Adone, un po' inebbriato dal vino e molto dalla vicinanza di Caterina, si sentiva felice. Dimenticava tutto ciò che l’aveva oppresso o divertito fino a poche ore innanzi: gli pareva di ricominciare una nuova vita. Sentiva ancora certe impressioni infantili: le stelle, le lucciole, il palo della siepe, sulla cui cima brillava una stella, tutto gli destava meraviglia: gli pareva che sarebbe stato felice anche se si fosse trovato solo in un deserto.

— Sono maestro! — ripeteva come a sè stesso. — Ora tutto il resto è facile. Il maestro di Casalino rinunzierà al posto: è vecchio oramai. E se egli non rinunzia e non trovo subito un altro posto, proseguirò a studiare.

— Come, come? — domandò la vecchia. — Ma non hai già finito?

— Sì, ma se continuerò a studiare altri due anni diventerò ispettore.

Egli aveva già scritto a Caterina di questo suo progetto. Ella disse:

— Sì, sì! E se la Tognina non ti aiuta, venderemo magari questa casa! La nonna me l’ha regalata. Sì, la venderemo: tanto è vecchia e un giorno o l’altro cadrà!

— E tu vuoi far schiacciare il compratore! — gridò la vecchia, sarcastica.

Poi Adone parlò d’un pranzo che la zia voleva offrire per festeggiare la sua patente.

— Anche lei crede che ora tutto sia finito e non vorrà più aiutarmi. Ma per guadagnare un po’ di