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212 | l'ombra del passato |
vono confidarsi tutto; devono essere come due specchi messi di fronte, viscere! (Si volse al giovine, di nuovo severa). Il mercantino ebreo vuole Caterina in moglie. Vuol farsi cristiano per lei.
— State zitta, nonna! Non è vero niente; eppoi è brutto, quel giovine: è brutto, vi dico! Ed è un giudeo: ha ammazzato Gesù!
Ella era quasi convulsa; ma Adone disse con semplicità:
— Veramente non è stato lui! Eppoi egli è un bel ragazzo.
Allora Caterina si alzò, andò a sedersi sulla pietra del camino e per poco non pianse. Gridava come una bimba:
— Voi volete farmi morire, ecco! Bene, morrò, ma non voglio fare neppure il caffè!
— Fa prima il caffè, poi se vuoi morire muori, — le rispose la vecchia; e curvandosi verso Adone aggiunse: — e ne ha avuto altri, sai!
Preso il caffè i due fidanzati volevano andare a passeggio; ma la Suppèi fu irremovibile.
— No, veh, cari; questo poi no!
E dovettero contentarsi di prender due sedie e mettersi sotto il pergolato davanti alla casetta, mentre la vecchia, seduta sullo scalino della porta, fumava tranquillamente la sua pipa di creta.
La notte era calda e silenziosa: la siepe odorava, attraverso il fogliame del pergolato si scorgevano le stelle tremolanti, e le lucciole che ancora passavano nell’aria scura parevano pezzettini di perla staccatisi dai grandi astri del cielo estivo.