Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
l'ombra del passato | 207 |
e rideva, leggendola. Poi l’ha fatta sentire anche a me. Ho capito subito che era la storia sua e tua! li’hai scritta tu, è vero?
— È vero, è vero! Era bella? — egli domandò, ridendo.
— Bella, proprio! — affermò la vecchia, scuotendo la mano e soffiando. — Le amiche di Caterina l’hanno voluta copiare, e quest’inverno tutti la leggevano, nelle stalle, e la raccontavano come una fiaba.
— Oh, oh! — egli disse, lusingato.
— Ma lavora anche, la puttina! — riprese la vecchia coi suoi gesti espressivi, e con la sua voce ora alta e grossa, ora dolce e sottile. — Tutto quello che una donna di talento può fare lei lo fa. Vedi che son stata furba ad accoglierla ed allevarla! Appena l’ho veduta, subito ho detto: questa bambina sarà una brava ragazza. Inoltre, viscere, tu che studi i libri saprai quello che Cristo ha detto: Date da mangiare agli affamati. E quelle due creature, viscere, la bambina e la matrigna, erano anche assetate. Mangiale, bevete, viscere care. La vecchia Barberina ha poco, ma il poco che ha è vostro. Il Signore mi ha tolto il figlio, e lo ha mandato lontano, come la piuma che vola per aria. E io dissi fra me: ebbene, prendiamoci quest’altra figlia che la sorte spinge come un’altra piccola piuma. Ma ho sofferto, veh, ho sofferto, con quella donna malata. E poi ho dovuto bruciare anche il letto dov’è morta, e tutta la biancheria. Altrimenti il dottore minacciava di dar