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l'ombra del passato 191


Zitto! Zitto! — supplicò il maestro, sollevando le mani, spaventato dalla terribile parola.

Ma il battibecco fra il prevosto e il fabbro continuò: e quest’ultimo espresse davvero alcune idee anarchiche: disse persino che bisognava mettere sull’incudine il prevosto, il maestro, e poi anche il sindaco, e poi anche il re, e batterli come ferri vecchi e rimetterli a nuovo.

Il prevosto fingeva d’arrabbiarsi molto, ma in realtà non riusciva a frenare il riso: il maestro, invece, scuoteva le mani, desolato, e diceva timidamente:

— Ecco dove siamo arrivati! È terribile, insomma!

— Beva, beva! presto, presto! — gridò Davide, versandogli da bere. — Fa bene per lo spavento!

Adone ricordò il vino caldo che la zia gli aveva fatto bere quella sera in cui egli aveva creduto di morire.

Il maestro accostò alle labbra il peker gonfio di spuma rosea, e bevette, mentre Davide gli batteva lievemente la mano su una spalla, domandandogli:

— È passata? Ha ancora paura?

— Passata, passata! — rispose il vecchio, sorridendo suo malgrado.

Il neo-avvocato rideva. E Adone lo guardava ed anch’egli rideva, come per riflesso. Così l’acqua riflette lo splendore del sole.