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182 l'ombra del passato


— Stupido sei tu, balordo tu! — rimbeccò Caterina. — Io ti dico che si deve aver paura dei morti. Tu credi che essi non si muovano più? T’inganni: essi s’alzano la notte, escono fuori dalla loro fossa e girano per il mondo. E se incontrano qualcuno che ha fatto loro del male lo prendono, lo bastonano, lo graffiano...

Caterina s’agitava, fingendo di bastonare e graffiare qualcuno.

— Stupida! — ripetè Adone. — Perchè devono fare così?

— Così! Per vendicarsi! I morti hanno una grande forza. Quando siamo vivi siamo deboli; tutti ci possono maltrattare. Allora quando siamo morti ci vendichiamo. E se no, come si fa?

Adone diventò pensieroso. La teoria fantastica di Caterina gli piaceva. Sì, doveva esser così: poichè in vita non c’era giustizia, ciascuno se la faceva da sè, dopo morto. Tuttavia ripetè:

— Va via, sei una stupida. I morti non si possono muovere più. Quando ero piccino credevo anch’io ai morti: ora non ci credo più.

— Eppure ti dico che è vero! Vuoi sentire? Sì, io ho veduto un morto...

Adone rise; ma con meno allegria del solito.

E avvenne una cosa. Egli continuò a discutere con Caterina, come discuteva con Marco nei primi tempi della loro amicizia. Ma sebbene egli trattasse la ragazzetta con un certo disprezzo, su molte cose le dava segretamente ragione. Con lei potevano intendersi e capirsi più che con l’amico