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176 | l'ombra del passato |
Sì, il cordaio era molto povero. Tanto povero che Pino, il figlio del casèr, non si decideva a domandare Andromaca per moglie, perchè ella non aveva neppure il corredo. I due giovani però continuavano ad amoreggiare, e Adone s’incaricava dei loro messaggi amorosi.
Un giorno egli sentì dire da Carissima che Pino non avrebbe mai sposato Andromaca.
— E la sposerò io, allora, sicuro! — egli disse.
Subito lo presero in giro, beffandosi di lui, e andarono a riferire le sue parole alla ragazza. E da quel giorno Andromaca ogni volta che lo vedeva lo abbracciava, mettendosi a saltare con lui, e chiamandolo il suo sposo. Egli lasciava fare: quando la ragazza lo stringeva a sè, costringendolo a volteggiare con lei per l’aja o per la cucina, egli provava una dolce vertigine, un vago senso di ebbrezza come quando beveva il vino caldo con lo zucchero che la zia qualche volta si faceva fare da lui.
Una sera Andromaca era sola nella cucina melanconica piena di corde e di mucchi di canapa. Adone entrò e le disse, piano piano!
— Pino ti siluta e dice che forse quest’anno lo zafferano non costerà tanto.
Queste parole dovevano avere per Andromaca un lieto significato perchè ella corse al fanciullo e lo abbracciò e si mise a ballare con lui, con più allegria del solito, e canterellò:
— E allora ne compreremo tanto. E allora ci sposeremo... con te, sai, caro il mio sposino! Caro caro caro, caro il mio sposin!