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l'ombra del passato 175


La moglie e la figlia andavano e venivano: Adone, seduto davanti al cordaio, guardava e chiacchierava. Ma Sison, al contrario del zolfanellajo, non lo prendeva sul serio, non gli dava retta, e si rivolgeva a lui solo quando aveva da parlar male della Tognina e dei suoi parenti.

— Son tutti matti, — gridava allora, volgendosi minaccioso verso Adone. — Diglielo pure, a tua zia, dille che Sison s’infischia di loro e della loro roba! Matti ma furbi, — aggiungeva poi. — Sì, puttino, qualche giorno ti accorgerai che tua zia e suo fratello sono matti ma furbi.

— Lascialo dire; e non ripetere quello che egli dice, — consigliavano le donne.

Allora il Cordajo s’arrabbiava con sua moglie, e proferiva oscure minacce contro i parenti di Adone.

— Io ho lavorato tutta la vita, — diceva, — e non sono ancora riuscito a farmi un buco dove morire. Una corda, se la voglio, Per appiccarmi: ecco che cosa son riuscito a fare. E loro vivono da signori, senza aver mai lavorato: loro hanno rubato... loro hanno fatto quello che han fatto... Ma verrà un giorno... La corda sarà per loro... Verrà un giorno...

Ecco, egli parlava come la Müton! La moglie diceva:

— Ma taci, Sison! Taci, linguetta!

Egli si arrabbiava di più: strappava le corde, le agitava, minacciava di strangolare la donna. Adone rideva.