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174 | l'ombra del passato |
immensamente starsene in camera della zia, ove tutto era ordinato, pulito, silenzioso. Pensava:
— Quando sarò grande e avrò moglie, mi farò una camera così.
Pensando alla moglie pensava ad Andromaca: e pensando ad Andromaca arrossiva senza saperne il perchè.
Egli cominciava ad entrare in un periodo critico: era nervoso, eccitabile, aveva bisogno di amare, di odiare, di soffrire; di amare sopratutto. Bastava fargli una piccola gentilezza perchè egli si infiammasse di affetto e di riconoscenza. Aveva un po’ dimenticato Davide, ma ora pensava continuamente al suo maestro, — un ragazzo pallido e malaticcio che era d’un’indulgenza eccessiva coi suoi alunni — e pensava a Marco con affetto geloso. Ma il suo amore più forte, dopo quello per la mamma, era per Andromaca. La figlia del cordajo diventava sempre più bella, alta, slanciata, bionda, con la fossetta sul mento e gli occhi dorati, lunghi e voluttuosi. Per lei Adone trascurava anche il suo amico il zolfanellajo, sempre più malato.
D’inverno il cordajo lavorava nella sua cucina, lunga e stretta come un andito: la parete di fondo era tutta occupata dal camino. Egli disfaceva qualche corda usata, e scardassava e pettinava la canapa: seduto in mezzo ai suoi mucchi di corde grigie attortigliate, egli borbottava e sembrava un fattucchiere circondato da serpenti che ai suoi strappi improvvisi pareva si animassero un momento per poi ricadere morti sul pavimento bruno.