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l'ombra del passato 173


Egli andò via, cautamente, con la scodella calda fra le mani.

— Bada che ti pesa! — disse Fiorello ironico. — Bevine un po’ per via!

Adone non rispose. Salì le scale al bujo, si fermò: dalla scodella saliva un così grato odore, un così tiepido vapore, che egli provava l’impressione di trovarsi sotto un pergolato carico di uva matura, al sole di ottobre!

Vinto, egli chinò la testa e mise le labbra sull’orlo caldo della scodella!

Da quella sera egli prese a voler bene alla zia, come non gliene aveva mai voluto. Le pareva di proteggerla, di esserle indispensabile. Ella non gli si mostrava sempre buona come quella sera: spesso lo sgridava, lo mandava via: ma egli ritornava sempre da lei, prendendosi il gusto, come da bambino, di sedersi sulle sedie preziose e di guardare i vasi sul camino spento. Qualche volta le giornate erano splendide, la sera calava luminosa e fredda, e dietro i vetri gelati si scorgeva il cielo roseo, cristallino. Pareva che tutto il mondo fosse di vetro: s’udivano certi strilli, certe voci lontane vibrare a lungo, come tintinnii di cristallo. Adone guardava e s’incantava: sogni confusi gli attraversavano la mente. Gli piaceva