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se ne vergognava sempre più, ma d’altronde non poteva liberarsene. Faceva già freddo: già Belluss vedeva ritornare al suo casolare i ragazzi che egli chiamava «gli uslin del fredd»1.

Agli scolaretti si aggiunsero quell'anno alcune ragazze di Cabalino e di Casale che frequentavano la scuola tecnica di Viadana. Anche loro, queste studentesse freddolose, erano qualche volta costrette a far tappa da Belluss, per riscaldarsi; ma per lo più passavano rapide lungo l’argine e pei viottoli, sdegnose di unirsi ai ragazzacci che si indugiavano a saltare i fossi o a giuocare nella strada. Del resto, anche i ragazzi non badavano a loro. Eppure un giorno Adone fu colpito nel vedere una ragazzetta imbacuccata in uno scialle a quadrati neri e grigi: ella doveva recarsi alla scuola a Viadana perchè aveva una borsetta di stoffa attaccata al braccio con una cordicella. Le spalle e la testa sparivano entro lo scialle: in cambio si vedevano le gambucce rossastre e i grossi piedi calzati con zoccoli che la scolaretta strascicava lentamente. Pareva ch’ella non avesse fretta di arrivare.

— Quella è Caterina, — disse Adone a Marco. E che, va a scuola a Viadana?

— Eh sì! La zia Barberina la manda a Viadana, perchè Caterina ha litigato, a Casale: ha dato pugni e graffi alle altre ragazzette, che non la volevano vicino.

  1. Gli uccellini del freddo.