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l'ombra del passato 145

lajo o da Sison, o a girovagare per i campi e pei viottoli, gli toccava di portare sull’argine o lungo le cavdagne le due grosse bestie che gl’incutevano paura. Se qualcuno di sua conoscenza lo vedeva, egli arrossiva, perchè si credeva già uno studente, avviato a diventar maestro, e aveva paura che un giorno i suoi scolari gli rinfacciassero di esser andato a pascolar le vacche! Aveva poca fiducia nei suoi futuri scolari!

Sopratutto la domenica gli riusciva penoso il suo nuovo incarico. Egli pensava sempre ai ragazzetti più fortunati di lui, che la domenica almeno se la godevano, e li invidiava cordialmente.

Le due grosse vacche non lo amavano affatto: pareva sentissero la sua antipatia e gliela ricambiassero. Appena lo vedevano sbuffavano, e sparavano calci: un giorno poi una di esse gli mangiò un libro che egli aveva lasciato un momento fra l’erba! Sì, pareva che anch’esse s’accorgessero che egli non apparteneva alla razza dei loro amici, dei contadini, cioè, o dei guardiani di vacche.

Al ritorno dal pascolo, verso il tramonto, Pirloccia mungeva le vacche e costringeva Adone a portare il latte dal casèr1. Il caseificio era all’altra estremità di Casalino, verso Casale. Adone doveva attraversare tutto il paese col secchio del latte in mano, e più che fatica sentiva vergogna.

Forse temeva che i suoi futuri scolari gli rinfacciassero anche questo! Eppure moltissimi altri

  1. Casàro.