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Ma nonostante la sua meravigliosa astuzia egli fu ricondotto in casa della zia, e cadde nuovamente in dominio del «maledetto carnefice», e dei suoi più maledetti figliuoli.

La sua povera mamma pianse e lo supplicò di non far più il cattivo, di non far più sciocchezze, di non affliggerla oltre.

— Oramai sei grande; non sei più un bambino, caro il mio omin! Dovresti vergognarti, di certe sciocchezze! Fuggire, si fa presto a dirlo; ma dove si va, poi? Da Davide? Povero il mio omin, ma non sili che Davide è poveretto anche lui, come noi? Dio sa che disturbi gli avresti dato! Via, non pensiamoci più: son cose da bimbi di cinque anni.

Adone scuoteva la testina: no, no, non erun cose da bambini; tuttavia pensava che forse in fondo in fondo la mamma aveva ragione, a proposito di Davide. E piegò la testa; e si rassegnò ancora una volta.

La mamma, inoltre, cercò di convincerlo che bisognava rendersi utile, quando si vive alle spalle altrui. Che male c’era, per esempio, se egli andava a pascolare le vacche?

— Mentre; pascolano, tu puoi studiare la lezione. Che male c’è?

Ed egli andò a pascolare le vacche. Quando tornava dalla scuola, invece di recarsi dal zolfanel-