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l'ombra del passato 139


L’apparizione del diavolo non l’avrebbe atterrito di più: d’un salto lasciò la strada e si mise a correre attraverso i campi.

Ma l’uomo gridava:

— Fermati, Adone. Ascoltami. Tuo fratello muore; è la tua mamma che mi manda e li prega di ritornare.

Adone si fermò di botto, colpito dalle parole e sopratutto dall’accento supplichevole del Pirloccia. Questi sembrava un altro: Adone tremava di paura, ma in fondo si sentiva lusingato per l’importanza che l’ometto, inseguendolo, gli dava: e col suo istinto finissimo sentiva che il suo carnefice aveva qualche forte ragione per non lasciarlo fuggire. D’altronde egli pensava alla sua povera mamma disperata. Sì, egli aveva fatto male ad andarsene così, senza dirle addio: bisognava ritornare da lei, confortarla, rimettere ad un altro giorno la partenza.

Piano piano, diffidente e indeciso, si riavvicinò alla strada; Pirloccia aveva fermato il carrozzino, e senza smontare continuava a supplicare Adone di «esser buono».

— Vieni dunque, non ti mangio! — gridava, agitando le mani. — Ti giuro che non ti tocco. Va mo là, spicciati, buono, là!

Adone s’avvicinò, si fermò sull’orlo della strada. Mille parole gli salivano alle labbra; ma non osava, non voleva pronunziarne una sola.

Ad un tratto spiccò un salto e montò sul carrozzino. Quest’atto di fiducia parve intenerire mag-