Pagina:L'ombra del passato.djvu/135


l'ombra del passato 131


Rimettendosi in cammino pensò:

— Stanotte voglio dormire all’aperto e accendere il fuoco in qualche cantuccio, sotto un albero. I fiammiferi li ho. Allora, sì, mi parrà di essere lui.

Cammina, cammina. La bellissima strada si slanciava attraverso i campi dal verde tenero e variato, verso una lontananza infinita... Il cielo, là davanti, nello sfondo lontano, era d’un azzurro denso e luminoso: laggiù, laggiù, era il mistero del mondo.

Ma prima di arrivare a San Giovanni, Adone sentì il bisogno di riposarsi ancora: aveva sonno, le idee gli si confondevano nella mente.

Aprile, dolce dormire...

Doveva essere mezzogiorno circa. A quell’ora egli pensava sempre con nostalgia a una tavola apparecchiata, a un bel piatto di tagliatelle fumanti... Non tutti i giorni egli, dopo che frequentava la scuola, si trovava a casa a mezzogiorno; ma ricordava sempre i bei tempi quando era vivo lo zio: e spesso sognava che potessero tornare.

Si sdrajò all’ombra della siepe, sull’orlo della strada, e cominciò a sonnecchiare e sognare. Sì, l’illusione tornava: invece che sul confine d’un prato sconosciuto egli si trovava sul confine del prato dello zio, sull’orlo della strada di Casalino...