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l'ombra del passato 119


A scuola Adone faceva progressi: il maestro gli voleva bene e scherzava con lui, e un giorno gli regalò un libriccino illustrato che per qualche tempo formò la sua felicità e il suo spasimo.

Era la storia di Robinson Crusoè! La fantasia di Adone non aveva mai immaginato una storia più bella. Per qualche tempo egli non pensò ad altro; lesse e rilesse il libriccino, lo imparò a memoria, e pur sapendolo parola per parola lo rileggeva ancora. Se cercava di leggerne solo qualche pagina, qua e là, non poteva: aveva bisogno di ricominciare da principio e rileggerne tutte le pagine di seguito, come i bimbi che, pur sapendo a memoria la fiaba prediletta, desiderano sentirla a raccontare di nuovo, dal principio alla fine.

Di notte egli sognava l’isola di Robinson; di giorno, passando sull’argine, ricordava la sera in cui Pigoss l’aveva abbandonato solo nell’isoletta dello stagno.

— Perchè non potrei vivere anch’io come Robinson, in un luogo deserto? — si domandava. Mi farei una capanna: vivrei di pesci e di uccelli. Così starei tranquillo per tutta la vita!

Un giorno egli fu ripreso dalla smania di fuggire. Era d’aprile, dopo Pasqua, una domenica avanti la festa di£S. Marco. Egli stava nel portico, e ascoltava le chiacchiere dello zia Elena e di Carissima quando rientrò il Pirloccia. L’ometto era vestito a nuovo, con un abito di panno durissimo, e aveva un cappellaccio color cenere e una cravatta turchina svolazzante. Doveva aver be-