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l'ombra del passato | 107 |
— Adone dice che ci deve venire a stare una vecchia. Non si vede nessuno, però.
— Ah, una vecchia! Forse il prevosto sa qualche cosa. Va a domandare, Adone.
— Mì no, mì no, — disse Adone. — Ogni volta che mi vede il prevosto mi tira le orecchie.
Stettero ancora a guardare: Pino stringeva Andromaca, e quasi le sfiorava la guancia con la sua guancia. Arrampicato sul cancello Adone guardava e chiacchierava, convinto che gli altri due s’interessavano molto alle ipotesi che egli faceva.
Il sole era tramontato. Sui grandi alberi del parco cominciava a stendersi un velo di nebbia; l’erba umida odorava. Nel silenzio del luogo solo la voce e le risate di Adone vibravano argentine. A un tratto però anche Andromaca emise un piccolo strillo, poi rise, scuotendosi tutta e cercando di sfuggire al braccio che la teneva stretta al cancello. Adone si voltò. Vide che Pino sorrideva in modo strano, mostrando tutti i suoi bei denti e fissando gli occhi negli occhi della fanciulla. E lei rideva, si scuoteva, ma lo guardava nello stesso modo. E pareva che entrambi non vedessero più lo scolaretto. Ma egli provò un impeto di gelosia, e volle difendere la fanciulla.
- Ohè, che fai? Lasciala! — gridò al giovinotto. — Non voglio che la tocchi.
I due risero, ma continuarono a guardarsi. Ed egli, non seppe perchè, senti caldo alla faccia e alle orecchie. E dimenticò persino la vecchia che doveva venire ad abitare il palazzo Dargenti.