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senza una certa larghezza discrezionale, in chi deve comunque dirigere od eseguire, è senz’altro un’utopia, se non anco addirittura un non senso.

La giustizia è come la medicina, che cura il male una volta prodotto; l’amministrazione risponde all’igiene, che tenta di prevenirlo, e deve in generale provvedere alle condizioni normali del vivere.

Tutto l’ordine giudiziario dall’una parte, e l’amministrativo dall’altra (costituzione, responsabilità, guarentigie), vanno orditi su questi concetti, ossia sull’essenza della rispettiva funzione; e non si può contendere che tutto ciò non debba venire per qualche guisa a riverberarsi anche nel carattere e nell’indirizzo della corrispondente istruzione.

Considerate un corso di diritto amministrativo, ed esso potrà riuscirvi sensibilmente diverso secondo lo scopo a cui lo vorrete rivolto; e può dirsi secondo che esso venga professato ad una scuola che abbia ad essere unicamente di diritto, ovvero ad una scuola speciale di amministrazione.

Pel giurista di professione il criterio è unicamente interpretativo, ed in vista dei possibili conflitti; nè egli ha bisogno di andare più in là. Per l’amministratore invece il criterio è essenzialmente esecutivo; ed anche all’infuori di quella coltura strettamente tecnica che può essere richiesta per la natura di certi uffici, egli ha d’uopo di tutto un corredo di cognizioni, di criterî, di nozioni di fatto, di tutta una istituzione economica e statistica, a fine di conformare praticamente alla legge, nel modo più utile, l’opera sua.

Io ritornerò bentosto su questo punto della coltura che può essere richiesta per l’amministratore, allo scopo