fteria coffe al rumore, &l’hofte tra gl’altri» Vedendo
quello, Don Chifciotte imbracciò la Aia
targa, & mettendo mano allafpada dirle. O Ugnerà
della bellezza, animo, & vigore del mio debil
cuore, bora è il tempo, che tu riuolgì gli occhi
delia tua grandezza à quello tuo prigionie^ Caualiero, che fra afpettando vna si gran ventura. Con
quello, gli panie di pigliare tanto animo* % che ha*
uerebbe moftrato il vifo, fé bene rhaueffero affaitato
quanti vetturali fi trouano al mondo» I com>
pagni deferiti quando gli veddero cosi mai conci*
cominciarono da lontano à dilaniar pietre fopra
Don Chifciotte, il quale s’andaua. riparando? il
meglio, che poteuà, con la fua targa > ne s’ardiua
à difcoftarfi dal trogolo, per non abbandonare lo
fue arme, l’hofte attendeva pure à gridare, & à dire
che per amor d’Iddio io l’afciaffero Ilare, perchè
di già gl’haueua detto, che era pazzo» & che per
pazzo l’haueriano liberato, ancorché gli haueffo
a m mazzate quanti gl’erano s Don Chiiciotte gri*
daua ancora più forte, chiamandogli affatimi, a &
che il Signore dei Gattello era vn gran poitroncìonc
5 Se mal nato Caualiero, già che acconfeotina P
che tufferò sì maltrattati i Caualicri erranti, & che
fé egli hauefle riccuuto l’ordine dclIaCaualleria,gl*
aueria fatto conofeerc il fuo affaffinamento; ma di
voi altri, vile, ór. baffa canaglia non fò conto nif»
fono, tirate pure allegramenete, ap^.eflatcui, ve*
rute pure innanzi, & offendetemi quanto pili pò*
tete, ch’io vi daròà diuedere come li procede con
le persone infami, & infoienti. Oiceua quello con
tanto’ fpirito, & ardire? che ineffe vna tembil pauB
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