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DELLA MANCIA. 13

Don Chisciotte conoscendo dalla fuga, la loro paura alzandosi la visiera di cartone, & scoprendo il suo secco, & polveroso viso, con gentil grazia, & modesta voce gli disse: Non fugghino le signorie vostre, ne habbino paura, che gli sia fatto oltraggio alcuno, che all’Ordine della Cavalleria, che professo, non tocca, ne conviene, farlo à veruno, non che à li nobili donzelle, come la vostra presenza, palesemente dimostra. Le giovane non gli levavano gl'occhi da dosso, & facevano ogni diligenzia, per vedergli la faccia, che la mala visiera gli nascondeva, ma quando sentirono che le chiamò donzelle, (cosa tanto contraria alla loro professione) gli scappò tanto le risa, che Don Chisciotte entrando in collera gli disse, sta benissimo la saviezza nelle donne belle, & è grandissima vergogna alle Dame il ridere, massime per leggier causa; ma io non lo dico à voi, per farvi vergognare, ma perché mi mostriate buon sembiante, che il mio, della maniera, che lo vedete è al vostro servizio. II linguaggio non inteso dalle Signore, & la brutta statura del vostro Cavaliero gli cagionava più le risa, & à lui più la smania, & haverebbe fatto sicuramente qualche pazzia, se in quel punto non vi fusse comparso l’hoste, che per esser grassotto, era assai pacifico, il quale vedendo quella figura così contrafatta & armata con arme si disuguali, come era cavalcare con le staffe lunghe, con lancia, targa & corsaletto, non mancò niente, che anch’esso non si mettesse à ridere: ma havendo paura della macchina di tante munizioni, tenne per meglio, parlargli con qualche creanza, & così gli disse. Se la Signoria vostra Signor