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DELLA MANCIA. 11


fatto in licenziarmi, e scacciarmi con tanto sdegno, dalla vostra presenza, comandandomi, ch’io non comparisca più innanzi, alla vostra bellezza: Piacciavi Signora, di tener memoria di questo vostro suggetto cuore, che sopporta per amor vostro, tante miserie. Con questi, andava infilzando mill’altri spropositi, nel modo appunto, che i suoi libri gli avevano insegnato; procurando imitargli anco nel suo linguaggio: e così andava tanto adagio, e il Sole cominciava à riscaldare con tanta fretta, & vampa, che saria stato bastante à struggergli il cervello, se à forte n’havesse avuto qualche poco. Si difperava, vedendo, che con haver caminato quasi una giornata intera non haveva trovato cosa di momento; perché havrebbe voluto incontrare subito qualcheduno, per fare esperienzia del suo valore. Ci sono alcuni autori, che dicono, che la prima ventura, che gli si fece innanzi fu quella del Porto Lapice, & altri, quella de mulini da vento: ma quello, che in tal caso ho potuto verificare, & trovare ne gli Annali della Mancia è, che egli camminò tutto quel giorno quanto fu lungo, & sul fare della sera il suo Ronzino, & egli non potevano più per la fiacchezza, & per la fame, reggersi in piedi, & che guardando d’ogn’intorno, se vedevano qualche Castello, o capanna di Pastori, dove ritirarsi, & rihaverli un poco, vedde presso al camino una hosteria, che per lui fu come vedere una stella, che lo guidasse, non dirò sotto qualche portico, ma al sublime palazzo della sua redenzione: cominciò ad affrettare il passo, & giunse là sul tardi. Erano à forte su la porta due giovanotte, di quelle, quelle,