Pagina:L'ingegnoso cittadino don Chisciotte della Mancia.djvu/30


DELLA MANCIA. 9

sultasse al mondo, dal suo indugio: tante erano l’in- giurie, che egli pensava disfare, torti che addiriz- zare, insulti, che correggere, abusi, che migliorare, & debiti, che sodisfare. & così senza che nissuno lo vedesse, & sapesse il suo disegno, un giorno innan- zi l’alba (che era uno di più caldi del mese di Lu- glio) si messe tutte le sue arme, montò sopra Ron- zinante, & postasi la sua mal commessa celata, im- bracciò la targa, pigliò la lancia, & per l’uscio se- greto d’una Corte se n’uscì in campagna, tutto con- tento, & gaio, vedendo quanto facilmente haveva dato principio al suo buon desiderio; ma appena vi giunse, che li venne un si strano, & terribil pen- siero, che mancò poco, non abbandonasse la co- minciata impresa, & fù, che si ricordò, che non era armato Cavaliero, & che, secondo gli statuti della Cavalleria, non poteva, ne doveva venire alle ma- ni con nissun Cavaliero, & ancorché fusse stato, do- veva portare arme bianche, come novel campione, senza impresa nello scudo, sin tanto che col suo va- lore, non se l’havesse guadagnata. Questi pensieri lo fecero stare dubbioso nel suo proposito: ma es- sendo maggiore la forza della pazzia, che di nissun’ altra ragione, deliberò di farsi armare Cavaliero dal primo, che incontrava, seguitando l’esempio di molti altri, come ne’ suoi libri haveva letto. In quanto all’arme bianche, pensò di farse, più d’un Armellino, con la prima comodità, che havesse havuto di ripulirle, & con questo s’acquetò, & se- guì la sua strada, senz’andare per nissun’altra, che per quella, che lo guidava il suo cavallo, credendo che in ciò consistesse la forza delle venture. Cam-