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2 DON CHISCIOTTE

sumava in farsi un bel saio di panno finissimo, calzoni di velluto per i dì delle feste, con un paio di pantofole dello stesso, & i giorni tra settimana, faceva il bello con un vestito di panno bigio, del più fino, che si trovasse. Teneva in casa, una serva, che passava quaranta anni, & una nipote, che non haveva ancora finito i venti. Era di complessione forte, secco di carne, asciutto di viso, sollecitissimo in levarsi à buon’hora, & mòlto vago d’esercitar la caccia. Vogliono dire, che per sopranome si chiamasse Chisciada, ò Chesada, (che in questo non sono troppo d’accordo gli scrittori) ancorché da certe cognetture probabili si penetra, che si chiamasse Chisciana; ma questo, importa poco al suggetto della nostra historia; basta che nella narrazione di essa, non ci discostiamo un punto dal cammino della verità. Dicono dunque, che questo sopradetto Cittadino, il tempo, che egli non haveva da fare (che era la maggior parte dell’anno,) lo spendeva in leggere libri di Cavalleria, con tanto gusto, & affezione, che si scordò quasi affatto della caccia, & d’attendere (come soleva) all’amministrazione, delle sue cose; & passò in questo tanto avanti, la sua curiosità, & pazzia, che vendè non sò quante staiuora di terra da seminare, solo per comprare libri di Caualleria; & cosi ne messe insieme tutta la quantità, che gli fù possibile; & di tutti, nissuno gli piaceva tanto, come quegli, che compose il famoso Feliciano di Silva, perchè la chiarezza della sua prosa, & que’ suoi intrigati discorsi, gli parevano belli fuor di modo; e molto più, quando leggeva que’ detti amorosi, e cartelli di disfida, do-

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